SHARE ON

Condividi su facebook
Condividi su whatsapp
Condividi su twitter
Condividi su pinterest
Condividi su telegram
Condividi su email

cerca

Un cinema per riflettere

“Il Laceno d’oro, forse una pagina di storia”, scrive su “Il Don Chisciotte”, nell’estate del ’63, Giacomo d’Onofrio, che insieme a Camillo Marino, direttore di “Cinemasud”, e al decisivo sostegno intellettuale di Pier Paolo Pasolini, aveva dato vita nel 1959 al Festival internazionale del cinema neorealistico.
Quel titolo si rivelerà profetico. Già alla quinta edizione il “Laceno d’oro” si stava affermando come uno degli eventi culturali più significativi nel Mezzogiorno, seguito con intensa partecipazione da migliaia di spettatori. Nella memoria collettiva del Festival si sono sedimentati in trent’anni (fino al 1988), oltre a tanti film realisti e d’avanguardia, momenti indimenticabili: gli incontri con Pasolini e Laura Betti, la vitalità di Modugno, le serate con Nanni Loy e Mario Monicelli a Bagnoli Irpino, il fascino di Lydia Alfonsi e Alida Valli; le tavolate alla Taverna Capozzi sul Laceno e le cene al Girarrosto di Mercogliano; il ballo con una giovane e disinibita Ingrid Thulin, una delle più grandi attrici svedesi, in una movimentata festa a Solofra; e poi, al cinema Eliseo di Avellino e all’Ideal di Atripalda – dove il festival si trasferì dal 1966 – la presenza dello scrittore Domenico Rea e dell’artista Emilio Notte; la verve dei giovani attori Franco Nero, Gigi Proietti, Michele Placido, Stefano Satta Flores, Luca Barbareschi, Anna Bonaiuto; il carisma di Lizzani, Lattuada, della Wertmüller, di Claudia Cardinale; le visite in Irpinia di Cesare Zavattini; la presenza dei migliori cineasti dell’Est europeo, dell’Egitto, dell’India, dell’America Latina; la standing ovation, in un Eliseo stipato fino all’inverosimile, ad un’emozionatissima Stefania Sandrelli alla prima nazionale del film di Tinto Brass “La chiave”, e tanti altri.
Per le generazioni che l’hanno vissuto in prima persona, il festival ha rappresentato un’esperienza culturale e politica incancellabile, e per le nuove generazioni un modello di riferimento.
Tappe di una storia:
30 anni di “Laceno d’oro” nel segno di Camillo Marino e Giacomo d’Onofrio.
14 edizioni del “Premio Camillo Marino-Laceno d’oro” targato ImmaginAzione, il circolo di cultura cinematografica di Avellino che nel 2001 ha istituito il Premio in suo onore (di fatto la continuazione storica del “Laceno d’oro”, perché alla sensibilità culturale, cinematografica e politica dei quei fondatori si ispira), e dal 2007, in accordo con gli eredi di Marino e d’Onofrio, il nuovo “Laceno d’oro”. Dal 2014, con la direzione artistica di Antonio Spagnuolo, ha ripreso la sua dimensione di Festival Internazionale.
40 anni di “Cinemasud” e 10 dei nuovi “Quaderni di Cinemasud”, diretti da Paolo Speranza.
Paolo Speranza

SHARE ON

Condividi su facebook
Condividi su whatsapp
Condividi su twitter
Condividi su pinterest
Condividi su telegram
Condividi su email

cerca