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Masterclass con Robert Guédiguian

Cinema Eliseo | Avellino AV | ore 18.00

Robert Guédiguian

Passione per il cinema sociale e politico, questo è il tratto distintivo di Robert Guédiguian: regista francese, nato nel 1953, da padre armeno e madre tedesca, ha fatto della sua città, Marsiglia, «la forma e il linguaggio» del suo cinema. Quello che un tempo era il quartiere poco distante dai dockers descritti dal poeta Louis Brauquier, l’Estaque, oggi inglobato nello scalo, è la scenografia naturale della sua infanzia. Un mondo «strutturato dal movimento operaio», segnato dalla solidarietà umana, un marchio alla sua coscienza di artista e militante.
Negli anni settanta si trasferisce a Parigi, dove incontra il regista René Féret con il quale firma le prime sceneggiature. L’esordio alla regia arriva nel 1981 con “Dernier été”, portando sul grande schermo la realtà proletaria della Francia meridionale, tra il fallimento della sinistra, il tramonto della collettività e la nuova era dell’individualismo. Temi che ritornano in “Rouge Midi” (1983) e “Ki lo sa?” (1985). Fonda la AGAT Films & Cie, società che produrrà i lavori di autori affermati ed esordienti come Paul Vecchiali, Lucas Belvaux, Sólveig Anspach, Cédric Kahn, Lech Kowalski, Éric Zonca, Pierre Salvadori, Diego Lerman. Dopo “Dieu vomit les tièdes” (1989), dirige “L’Argent fait le bonheur” (1993), film con distribuzione televisiva che inaugura la lunga collaborazione con lo sceneggiatore Jean-Louis Milesi. Con il successo di “À la vie, à la mort!” (1994) cede alla successiva fiaba d’amore “Marius et Jeannette” (1997), aprendo la sezione Un certain regard del 50º Festival di Cannes.
Come per i romanzi contemporanei dello scrittore Jean Claude Izzo, i film di Guédiguian in questo periodo registrano e riflettono sulle transizioni della società francese e di Marsiglia: dall’integrazione razziale (“À la place du cœur” – 1998) alla decadenza della città (“Marie-Jo et ses deux amours” – 2002), uno spazio multiculturale che “racchiude in sé tutti i problemi del mondo”. Negli anni successivi si mette alla prova con generi differenti: se con “Le promeneur du Champ de Mars” (2005) si misura con il biopic, raccontando gli ultimi giorni di François Mitterrand, con “Le Voyage en Arménie” (2006) sperimenta il road movie, in una precarietà ideologica sempre più instabile, sia di riferimenti che opinioni. Come reazione allo sconvolgimento valoriale del nuovo millennio, nel 2009 con “L’armée du crime” – tratto dalla storia vera di Missak Manouchian, poeta armeno e comunista, e dei suoi 22 compagni assassinati dai nazisti nel febbraio del 1944 – rende omaggio alla Resistenza francese, per tornare a Marsiglia, riunendo temi attori e ambientazioni, con “Les Neiges du Kilimandjaro” (2011) e con “Au fil d’Ariane” (2014). «Per me, uno dei problemi più seri della società odierna è il fatto che non esista più una coscienza di classe. Nel senso che non si può nemmeno più parlare di ‘classe operaia’, è per questo che parlo di ‘povera gente’. Eppure, la coscienza di far parte della ‘povera gente’ non esiste.» Se Parigi è un’attrazione e Marsiglia è un passaporto, come scrive Jean Claude Izzo, il cinema di Robert Guédiguian è il lasciapassare per scoprire cambiamenti e difetti della società francese: garantirsi, dal Vecchio Porto di Marsiglia, una panoramica sui conflitti con il Mediterraneo, la cancellazione delle ideologie, lo smarrimento globale dei singoli.

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