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Mishima A Life in Four Chapters

Cinema Partenio | sala 3 | ore 21.15

Regia: Paul Schrader

Cast: Ken Ogata, Masayuki Shionaya, Naoko Otani

Anno: 1985

Paese: Giappone, Stati Uniti

Durata: 120′

Produzione: ZOETROPE STUDIOS FILMLINK INTERNATIONAL LUCAS FILM

Distribuzione: RETEITALIA, PIC

Sinossi: Interamente ambientato nell’ultima spettacolare giornata vissuta dal suo controverso soggetto, Mishima resta per molti aspetti un film unico. Il fratello di Paul Schrader, Leonard, aveva vissuto e insegnato in Giappone, e questo aveva sicuramente dato ai due la dose di sicurezza necessaria a elaborare un approccio audace che alterna estratti dall’opera di Mishima a episodi della sua giovinezza e ai fatti che condussero al suo suicidio in pubblico. Grande scrittore del dopoguerra considerato a lungo tra i papabili Nobel, Mishima era però anche un fanatico tradizionalista che aveva fondato una setta militare consacrata alla restaurazione dell’autorità imperiale. Inoltre, in questo contesto giapponese, era problematicamente bisessuale. Il film degli Schrader illustra episodi della giovinezza e della carriera di Mishima prima dei meticolosi preparativi per un tentativo di colpo di stato sostanzialmente simbolico, nel 1970, destinato a concludersi con un suicidio rituale, e li alterna a rese stilizzate di episodi tratti da tre dei suoi romanzi. Il materiale estremamente anticonvenzionale è reso accessibile al pubblico internazionale – mentre in Giappone la sua distribuzione è ostacolata da un’azione legale della famiglia di Mishima – anche grazie alle sgargianti e surreali invenzioni della costumista Eiko Ishioka, al contributo ricco e variegato del direttore della fotografia John Bailey, che spazia dal bianco e nero in stile documentario della cornice narrativa a tableaux onirici e cromaticamente saturi, e alle cadenze ritualistiche della musica per quartetto d’archi di Philip Glass, qui alla sua prima colonna sonora per un lungometraggio dopo Koyaanisqatsi. Ishioka, Bailey e Glass ricevettero un premio speciale a Cannes per il ‘migliore contributo artistico’, a conferma di ciò che Roger Ebert salutò come “un progetto glorioso, in questi tempi di pragmatismo commerciale e di volgare cinismo dell’industria cinematografica”, mentre i produttori esecutivi Francis Ford Coppola e George Lucas furono premiati con incassi prevedibilmente magri, forse compensati dalla consapevolezza di aver reso possibile un’opera originalissima. (Ian Christie)

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