Qual è stato il tuo percorso artistico?
Sono un autodidatta. non sono un cinefilo. Mi interessano l’architettura e le parole.
Parliamo del tuo progetto in concorso al Laceno d’Oro, qual è stata la scintilla? Come è cominciato questo lavoro?
Il lavoro di Carlo Scarpa rappresenta una delle massime espressioni dell’architettura. Studiarlo e poi conoscerlo, vuol dire acquisire un livello maggiore di consapevolezza. Il film è iniziato con delle gite, senza il pensiero di sviluppare un successivo lavoro. L’idea è maturata lentamente, lontano da Altivole, quando mi sono imbattuto nella trascrizione della conferenza tenuta a Madrid nell’estate del 1978. Parole che ci guidano a comprendere cosa significhi il termine “classico” e la cura del dettaglio.
Finalmente il cinema e i festival stanno tornando nelle sale. Pensi che dopo questi due anni il cinema, dalla produzione alla distribuzione e alla fruizione, sia inesorabilmente cambiato?
Si sono semplicemente accelerati i tempi di un irreversibile declino.