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Lo Thivolle: il cinema tra esperienza ed emozione

Il porto, l’umanità e lo sguardo. Come tutti gli artisti nati a Marsiglia, Lo Thivolle non si è mai accontentato di filmare la realtà da una sola angolazione. Marocco, Tunisia, Algeria. Lo Thivolle è interessato a tutto ciò che è alterità, che vive ai margini, all’umanità che non ha perso la curiosità di conoscersi. Per questo motivo, negli anni precedenti, il regista è stato più volte ospite del Festival Laceno d’Oro, per una condivisione di idee e ricerca oltre la banalità del mondo. Approfittiamo dei suoi nuovi progetti per ricominciare un dialogo sul cinema e il tempo in cui è stato nostro ospite.

Il Laceno d’Oro ha ricominciato a lavorare per l’edizione 2022, tu che sei stato già ospite che ricordo hai del Festival?

Ho dei ricordi meravigliosi del Festival Laceno d’Oro. Il calore umano, specialmente, mi ha impressionato molto. La semplicità delle persone presenti, sia i registi, ma anche gli organizzatori e il pubblico. Il riserbo da vivere e la propria passione tutta da condividere. E questo è un po’ un conforto per me, l’aspetto familiare che costruisce l’identità del festival. Questo è quello che mi sono detto.

Quale dei tuoi lavori il pubblico del Laceno ha avuto il piacere di vedere?

Ho avuto la possibilità e il privilegio di esporre diverse opere e di essere stato premiato. Menzione speciale per La nuit éclaire la nuit (https://www.youtube.com/watch?v=52iCYIQ4IyE) e miglior cortometraggio per Là est la maisonIn più ho avuto l’onore di vedermi dedicata una retrospettiva con miei cortometraggi ed è stato un momento meraviglioso per me. Il primo segno di riconoscimento per il mio lavoro.

Come definiresti il cinema e i film che hai trovato al Laceno, e cosa pensi che abbia in comune con la tua arte?

Quello che mi è piaciuto nei film che ho visto durante il Laceno d’Oro, è qualcosa che potrebbe chiamarsi una fede in una parte di umanità che il cinema potrebbe dare per vedere, per sentire. Mi piaceva vedere film la cui fragilità formale ed estetica raccontava un rapporto molto sensibile con il mondo pieno di dubbi e domande. Ed è un cinema che mi piace profondamente, che da un lato è quello che faccio. A volte mi chiedevo se questo non fosse peculiare dell’Italia e della sua forte storia con il cinema del neorealismo, che fosse finzione o documentario. Ed è qui che mi sono commosso e che mi sono riconosciuto. Parlare della vita, del mondo e di un “popolo incerto” che è anche un popolo di immagini. Un mondo popolato da immagini e frammenti di umani.

A cosa stai lavorando in questo momento?

Ho appena finito un film da “videoamatore”, che ruota intorno ad una discussione sull’ amore e sulla sua impossibilità, ormai sono nelle fasi finali di montaggio del lungometraggio, un film che mette in connessione la mia storia personale, la boxe che pratico e i quartieri periferici. Inoltre sto scrivendo vari progetti di film che sono solo al loro inizio. I miei film partono sempre da un’esperienza che sto vivendo. Sono allo stesso tempo documentaristici, sperimentali e di finzione. Ciò che conta per me è l’emozione che riesco a tirarne fuori.

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